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Vela: tutta la nomenclatura    

La differenza principale tra la navigazione a vela e a motore è il vento, e da questa differenza ne conseguono molte altre.

Iniziamo il discorso sulle unità a vela con un po’ di nomenclatura e di componenti fondamentali di queste unità: prima di tutto lo scafo della vela, poi l’unità velica, e infine la vela stessa.

L’importanza del vento nella navigazione a vela

Facciamo una doverosa premessa: nella navigazione a vela il vento è la forza propulsiva, quindi è indispensabile averne chiara la direzione di provenienza e l’intensità, ma soprattutto aver chiaro come questi influisce sulla posizione e sul modo in cui sono legate le vele. 

Solo conoscendo il vento e tutte le parti della vela è possibile orientare la prua della barca alle angolazioni corrette per arrivare nel punto che ci si è prefissati. 

Ora possiamo proseguire con la nomenclatura specifica per lo scafo a vela.

Nell’immagine qui sotto troviamo un riassunto. Torna qui ogni volta che apprendi un termine nuovo all’interno del testo!

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[immagine 65b] 

Scafo della vela

La struttura galleggiante e portante dell’unità a vela si chiama scafo, come nell’unità a motore. Però, diversamente dallo scafo delle unità a motore, possiede la deriva, un’appendice della chiglia, che può essere a bulbo o a chiglia continua

All’interno della deriva abbiamo una zavorra di metallo pesante che determina un abbassamento del centro di gravità o baricentro, che così viene a trovarsi sotto il centro di carena. 

Piano velico

Parte dello scafo a vela, il piano velico è una delle sue parti principali.

Il più diffuso, descritto di seguito, è l’armo cosiddetto a sloop

È costituito dall’alberatura, dall’insieme di manovre fisse e correnti e dalle vele, e può variare in numero di alberi e tipologia di vele. 

Alberatura

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Spieghiamo ora i numeri indicati in figura:

1. Albero: l’albero non è altro che un’antenna verticale in alluminio, legno o carbonio, che in alto finisce con la cosiddetta formaggetta. Il piede dell’albero può poggiare sulla coperta o essere passante attraverso la mastra (che è un foro praticato sulla coperta stessa) e quindi fissato sulla chiglia nella scassa

L’albero è mantenuto in verticale da una serie di cavi d’acciaio (stralli e sartie, manovre fisse): insieme al boma, l’albero ha la principale e importantissima funzione di sostenere le vele. 

2. Boma: asta orizzontale fissata all’albero tramite uno snodo cardanico detto trozza; dalla parte opposta termina con la varea su cui viene fissato l’amantiglio

3. Crocette: sono coppie di elementi metallici rigidi che si trovano a diverse altezze in numero variabile. In sostanza si occupano di distanziare alberi e sartie.

Sono anche in grado di migliorare l’azione delle sartie stesse e aumentare la stabilità dell’albero. Le crocette sono acquartierate quando sono orientate verso poppa come nell’immagine sopra, e soprattutto possono avere lunghezze e angolazioni di inserzione diverse.

Manovre

Si definiscono manovre tutte le cime e i cavi tessili o metallici di cui è dotato uno scafo a vela. Sono cime e cavi molto rigidi che hanno l’allungamento ridotto sotto carico. 

Possiamo suddividere le manovre in manovre fisse e manovre correnti.

Manovre fisse

Hanno la funzione di mantenere l’albero in posizione e sono generalmente in acciaio. La tensione delle manovre fisse viene regolata tramite gli arridatoi o tornichetti. 

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I numeri indicati in figura rappresentano:

4. Sartie

Le sartie sono coppie di cavi d’acciaio che, fissati all’albero e allo scafo per mezzo di lande a cavallotto o a piastra, hanno lo scopo di sostenere l’albero ed evitarne la caduta laterale. Se l’albero è molto alto non basta una sola coppia di sartie, ma possono essere necessarie più coppie. 

Sartie Volanti

Negli armi frazionati le sartie volanti non sono elementi strutturali e non hanno lo scopo di sostenere l’albero. Sostengono l’albero solo se sono sottovela, perché danno all’albero stesso supporto controbilanciando lo sforzo trasmesso dalle vele allo strallo. 

5. Strallo di prua

Cavo d’acciaio tra la prua e l’albero fissato come le sartie. La sua funzione, oltre che sostenere l’albero e impedirne la caduta longitudinale, è sostenere le vele di prua. Queste ultime vengono mantenute tramite garrocci o se lo strallo è cavo con rollafiocco o avvolgifiocco

6. Strallo di poppa o paterazzo

Cavo d’acciaio, singolo o doppio, tra la poppa e l’albero, fissato come le sartie.

Con lo strallo di prua sostiene l’albero in senso longitudinale. Nell’armo frazionato lo strallo non è incappellato in cima all’albero ma in posizione più bassa. 

Manovre correnti

Le manovre correnti raggruppano tutte quelle cime che si usano per governare una barca a vela. 

Drizze

Le drizze sono cime che si utilizzano per issare, mettere a riva e ammainare le vele. Generalmente sono in materiale sintetico. Possono scorrere esternamente o internamente agli alberi. 

[immagine 65f]

I numeri indicati in figura rappresentano:

1. Scotte

Le scotte sono cime che si usano per regolare le vele. Si chiamano scotte perché quando scivolano tra le mani, “scottano”, a maggior ragione essendo quasi sempre di materiale sintetico. La scotta della randa (1) passa attraverso il paranco di scotta (1).

Il paranco di scotta è a sua volta composto da una serie di bozzelli che svolgono la funzione di diminuire lo sforzo. Tra i migliori, ovvero con un rapporto più favorevole, abbiamo il cosiddetto “fino” 8:1.

La scotta arriva fino al trasto (4), carrello che permette di spostare la scotta a dritta o a sinistra. Le due scotte del fiocco scorrono in due bozzelli singoli montati su due rotaie (i carrelli del fiocco). 

2. Vang o ritenuta del boma

Il Vang è regolabile tramite paranco a cima. Può essere con o senza molla oppure a pistone idraulico. È posizionato tra la parte centrale del boma e il piede dell’albero: permette la regolazione della flessione longitudinale dell’albero ed evita che il boma si alzi in navigazione con le andature portanti regolando anche la superficie della vela. 

3. Amantiglio o mantiglio: cima che dalla testa d’albero va fino alla varea del boma. Solleva e sostiene il boma quando la randa non è a riva e il vang non lo sostiene.  L’amantiglio deve invece essere lasciato lasco quando la randa è issata. È presente anche sul tangone (asta in lega leggera, utile a mantenere esterno alla coperta il punto di mura dello spinnaker o del gennaker).  

Cunningham o caricabasso

Consente di tesare o lascare l’inferitura della randa per ridurre o aumentare la sua concavità. Il cunningham passa attraverso la seconda brancarella di mura, detta “cunningham hole”. 

Caricabasso o alabasso

Consente di assicurare al boma la brancarella di terzarolo o mantenere verso il basso il boma stesso agendo direttamente sulla trozza

Tesabase

Regola la tensione della base della randa ed è fissata all’angolo di scotta. 

Meolo

Piccola cima che passa dentro un lato delle vele (balumina) utilizzata per regolarne la tensione. 

Borose

Cime che consentono di portare ed assicurare le brancarelle delle mani di terzaroli all’estremità del boma. In sostanza, svolgono la funzione di tesabase. 

Ferramenta di bordo

Parliamo ora di un insieme di elementi fondamentali per la navigazione a vela: la ferramenta di bordo.

Per avere un’idea dei pezzi di cui stiamo parlando, consulta l’immagine sotto questo paragrafo! Ogni pezzo indicato viene contrassegnato da un numero.

Iniziamo a parlare della ferramenta di bordo premettendo che tutte le manovre correnti scorrono attraverso dei bozzelli semplici (1) o composti (2) e possono essere regolate, cazzate (messe in tensione) o lascate (allentate) tramite i winch (3). 

I winch sono invece dei verricelli indispensabili per ridurre lo sforzo, che possono essere manovrati a mano o elettricamente. Posso venire bloccati sul self tailing (strozzatore del winch), sullo stopper (4) oppure avvolte su gallocce (5). 

Tutte le cime, scotte, drizze, borose ecc. devono essere avvolte sul winch sempre con almeno 2 giri e sempre in senso orario. 

Ogni cima o winch può essere anche dotata di una maniglia, molto utile per terminare la messa a segno. Anche la maniglia deve girare in senso orario per sostenere una migliore trazione e potenza, o anche in senso antiorario per diminuire la fatica da parte di chi la manovra. 

Consiglio: più forte è il vento, maggiore dovrà essere il numero di colli sul winch. È importante ricordare che bisogna tenere le dita unite e fare attenzione alla scotta per evitare che si incattivi e rimanga ben avvolta alla campana. In tutto ciò, i colli non si devono sovrapporre. 

[immagine 65g]

A questo punto è arrivato il momento di parlare dell’elemento più distintivo e importante dello scafo a vela: le vele stesse.

Le Vele

Sono due le vele principali che dobbiamo memorizzare.

  • La prima è la vela verso poppa: si tratta della randa (su alcune barche è avvolta intorno all’albero oppure nel boma con un sistema chiamato avvolgi-randa).
  • La seconda è la vela verso prua, detta fiocco o genoa se quando è aperta un angolo della vela arriva a trovarsi oltre l’albero; se invece è molto piccola è detta tormentina ed è solitamente una vela di materiale robusto e più pesante, che rimane alta sulla coperta.

Fiocco e genoa possono essere montati sul rollafiocco o avvolgifiocco, un sistema applicato sullo strallo di prora che permette di modificare la superficie della vela esposta al vento senza doverla sostituire. 

Come vengono prodotte le vele?

Un dettaglio interessante da ricordare è questo: le vele sono realizzate artigianalmente.

I materiali sono materiali sintetici, molto spesso viene usato il dacron, con la caratteristica di presentare delle fibre compatte e omogenee. La disposizione delle fibre è infatti fondamentale: com’è facilmente intuibile, le fibre compatte sono in grado di trattenere meglio il vento e conferire leggerezza, stabilità trasversale e anche durevolezza. 

Anche un materiale così robusto può tuttavia deteriorarsi, a maggior ragione perché esposto costantemente agli agenti atmosferici e ai raggi solari. Purtroppo lo specifico materiale della vela si deteriora deformandosi e perdendo anche le caratteristiche meccaniche di resistenza. 

Da ultimo va ricordato che le vele non presentano superfici piatte ma al contrario presentano delle concavità. 

Gli elementi della vela

Ferzi 

I ferzi sono porzioni di tessuto rettangolari leggermente curve. Sul lato della caduta poppiera della randa abbiamo anche le vaine, delle tasche lunghe e strette nelle quali si inseriscono delle stecche flessibili in legno o plastica che consentono di conservare la forma della vela e sostenere l’incurvatura della randa (nota con il nome specifico di allunamento). 

Angoli delle vele

Le vele hanno tre lati e di conseguenza tre angoli; gli angoli vengono rinforzati con più strati di tessuto per formare le bugne nelle quali è posizionato un occhiello, la brancarella

I tre angoli prendono il nome di:

1) Angolo di penna 

Angolo superiore della vela a cui viene fissata la drizza. 

2) Angolo di scotta

Detto anche angolo di bugna, è l’angolo inferiore a poppavia della vela a cui è fissata la scotta, una per la randa, due per il fiocco. 

3) Angolo di mura 

Angolo inferiore a proravia della vela. 

Un altro termine importante in questo contesto è quello di corda, ovvero la linea che unisce le due estremità del profilo di una vela. 

[immagine 65h]

Lati delle vele

1) Inferitura o caduta prodiera

In sostanza, parliamo del lato prodiero della randa e del fiocco, che viene inferito nell’albero se si tratta della randa, nello strallo di prua se si tratta del fiocco. 

Tutti i fiocchi, o meglio tutte le vele di prua, si inferiscono sullo strallo cavo del rollafiocco o si ingarrocciano sullo strallo.

Ricordiamo che i garrocci sono ganci o moschettoni presenti proprio sul lato dell’inferitura della vela. 

La ralinga è il lato dell’inferitura della vela che contiene all’interno una cimetta cucita. Nella randa la ralinga agevola l’inferitura nella canaletta dell’albero. 

2) Balumina o caduta poppiera 

È il lato o bordo di uscita del vento di una vela. Quasi sempre la balumina è dotata del meolo con il relativo piccolo strozzatore che può essere cazzato o lascato, perché libero di scorrere all’interno della balumina stessa. 

3) Base

È il lato “corto” delle vele. La base randa, che si inferisce al boma infilando la ralinga di base in un’apposita canaletta sul boma stesso, si chiama semplicemente base; sulle vele di prua può anche essere chiamata bordame

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