Per comprendere come si manovra uno scafo a vela, il primo passo è capire alcuni concetti di base che riguardano il movimento del vento sulla vela, che si combinano con il movimento che ogni scafo tende a compiere sull’acqua. In questa breve guida esploreremo alcune nozioni importantissime come l’avanzamento e lo scarroccio, l’azione del vento sulle vele e le diverse andature di uno scafo a vela.
Scopri tutta la nomenclatura di uno scafo a vela!
Avanzamento e scarroccio
L’avanzamento dello scafo a vela, come accade in quello a motore, è fortemente condizionato dal fenomeno dello scarroccio, che contribuisce alle difficoltà del tenere la rotta.
Gli scafi a vela sono dotati di un’appendice zavorrata sotto lo scafo, che può essere una deriva o un bulbo. La loro funzione è quella di creare resistenza e stabilità per contrastare l’azione del vento. Tutte queste forze agiscono su ogni singola vela e si applicano ad un punto che si trova a circa 1/3 della corda della vela.
La forza aerodinamica risultante, generata dall’azione del vento sulle vele va ad applicarsi al cosiddetto centro velico.
Centro velico: è il centro geometrico della velatura, immaginando che essa venga proiettata tutta sullo stesso piano. È come se la forza di propulsione applicata alla vela venisse concentrata in un unico punto e quel punto venisse considerato come oggetto di interesse.
Entrando più nello specifico, questa forza la possiamo ricavare dalla somma vettoriale tra:
- Forza di scarroccio: è la forza perpendicolare all’asse longitudinale che genera la traslazione laterale dello scafo;
- Forza di avanzamento o di propulsione: è la forza parallela all’asse longitudinale dello scafo.
Tutte le forze che agiscono sulla deriva si applicano in un punto detto centro di deriva (CD) dove viene ad applicarsi la resistenza idrodinamica che risulta da questi vettori.
Tale resistenza ci consente di identificare non solo la resistenza allo scarroccio con direzione opposta alla forza di scarroccio, ma anche la resistenza all’avanzamento, che chiaramente ha una direzione opposta alla forza di avanzamento.
Come funziona il vento sulle vele
Il vento si muove con una serie vettori paralleli tra loro fino a quando incontra la superficie della vela. Se la superficie della vela si trova parallela a questi vettori si dice che la vela fileggia.
Invece se la vela è a segno per la navigazione di bolina, fino al traverso, i vettori (detti filetti) scorrono con moto laminare e rimangono aderenti alla vela: in questo caso siamo di fronte al fenomeno della portanza.
Se la vela è a segno per la navigazione dal lasco alla poppa, i filetti investono la vela ma non vi aderiscono.
Effetto Coanda: un fluido che scorre sul lato convesso di una superficie accelera, perde pressione, aderisce alla parete generando effetto di attrazione.
Per l’effetto Coanda i filetti del fluido sui lati della vela si muovono con velocità diverse. Tendono infatti ad essere più veloci sul lato sottovento, mentre rallentano sul lato sopravento.
Accade che sul lato sottovento, quello convesso, si genera una depressione rispetto al lato sopravento dove la pressione è maggiore. Il risultato è molto semplice: la vela viene risucchiata nella direzione della spinta del vento.
In sostanza, si genera un moto turbolento che fa muovere la barca per effetto della resistenza della vela al vento.
Andature
Con il termine andatura s’intende l’orientamento della prua rispetto alla direzione di provenienza del vento.
Il vento con il quale si regolano le vele è il vento apparente, cioè la somma vettoriale di vento reale e vento di velocità.
Una nozione importante: quando si naviga a vela non è possibile procedere nella direzione di provenienza del vento. È possibile procedere all’incirca verso quella direzione, effettuando i cosiddetti bordi di bolina, che sfruttano l’angolo morto o settore di bordeggio entro il quale le vele non portano. Sul settore di bordeggio bisogna ricordare che può avere ampiezza variabile e tale ampiezza dipende dall’unità. In generale, sulle unità da diporto si considera un settore di bordeggio di circa 90°, 45° a dritta e 45° a sinistra rispetto alla direzione di provenienza del vento.
Ora è il momento di procedere con la classifica delle andature. Vediamo innanzi tutto una nomenclatura completa nell’immagine sotto, e poi analizziamo i sottogruppi:
- Andature strette: si parla di andatura stretta quando il vento proviene da proravia del traverso: la barca risale il vento (quindi abbiamo bolina stretta e bolina larga fino al traverso);
- Andature portanti: II vento proviene da poppavia del traverso, e quindi la barca viene spinta dal vento (parliamo qui si lasco, granlasco e poppa).
Altre nozioni utili
- Mure a dritta: in questo caso il vento colpisce la parte a dritta dello scafo; il lato a dritta è sopravento, mentre quello di sinistra è sottovento;
- Mure a sinistra: il vento colpisce la parte a sinistra dello scafo: in questo caso il lato a sinistra è sopravento, quello a dritta è sottovento;
- Orzare: Quando il timoniere porta la barra del timone verso le vele oppure la ruota verso il vento. AVVICINA LA PRUA alla direzione di provenienza del vento ORZA;
- Cazzare: dopo aver orzato, l’equipaggio all’ordine “orzo!” cazza (borda) le vele tramite la cazzatura delle scotte; prima viene cazzata la randa, che aiuterà nella manovra, poi il fiocco;
- Poggiare: quando il timoniere allontana dalle vele la barra del timone o porta la ruota in direzione opposta al vento, allora sta allontanando la prua dalla direzione di provenienza del vento e sta poggiando;
- Lascare: all’ordine “poggio!” l’equipaggio lasca le vele agendo sulle scotte che vanno lascate lentamente; prima si lasca la randa in modo da far agire maggiormente il fiocco, poi si lasca il fiocco stesso.