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L’ancora e le regole di ancoraggio

Disegno con i nomi di vari tipi di ancora

Innanzi tutto, l’ancora deve avere un peso equilibrato rispetto alla lunghezza della scafo.

Un’ancora pesa in media 1 chilo e mezzo/2 chili per metro. I salpa ancora sono solitamente gestiti da motori elettrici, comandabili attraverso un filo o un radio comando. Al salpa ancora è collegato il barbotin, una ruota dentata sulla quale la catena ruota, rimanendo ben salda.

C’è poi il musone dell’ancora, montato all’estremità della prua, attraverso il quale passa la catena prima di tuffarsi in mare.

Anche il calumo, ovvero la catena collegata all’ancora, deve essere proporzionato rispetto alle dimensioni dell’imbarcazione, dato che dalla sua lunghezza dipende ampiamente il risultato dell’ancoraggio.

Vediamo le parti che compongono un’ancora.

Da che parti è composta un’ancora

Nomi dei vari componenti di un’ancora

  • Il ceppo scorre trasversalmente in un buco praticato sulla sommità del fuso;
  • Il fuso è il “collo” dell’ancora;
  • Il diamante è il punto in cui il fuso si congiunge con la marra o le marre;
  • La marra può essere fissa o mobile, oltre che singola o multipla. Sono i bracci dell’ancora fondamentali per l’ancoraggio stesso;
  • Patta: la parte finale della marra, che consente all’ancora di fermarsi sul fondale.

Tipi di ancora

Disegno con i nomi di vari tipi di ancora
I tipi di àncora più usati

Come si vede in figura, esistono diversi tipi di ancore. In generale si può dire che quelle a ombrello e grappino siano adatte su unità tendenzialmente piccole.

La bruce invece ha più patte collegate all’unica marra, che consentono un buon ancoraggio e un’ottima manovrabilità, così come la danforth.

La CQR/delta invece è molto utilizzata sulle unità a vela. Ottima la mantus, che riesce a ritrovare autonomamente una nuova tenuta al fondo anche quando l’imbarcazione subisce dei colpi di vento e l’ancora si disancora temporaneamente.  

Sono diffuse anche la ultra e la rocna, usate soprattutto perché in grado di ancorarsi al fondo rapidamente e senza rischio di ribaltarsi.

Prima di gettare l’ancora è innanzi tutto fondamentale capire il tipo di fondale al quale si va incontro.

Tipo di fondale

I fondali si dividono in:

  • Cattivo tenitore: qui la melma del fondale impedisce all’ancora di fissarsi correttamente, e il rischio che questa scivoli e l’imbarcazione venga mossa è alto. Oppure, significa che il fondale è roccioso, quindi l’ancora scorre senza tenere oppure (peggio) rischia di incastrarsi senza possibilità di essere ritirata;
  • Buon tenitore: sono buoni la sabbia e le alghe, tranne la Posidonia che pure è classificata come un’alga;
  • Ottimo tenitore: è un ottimo tenitore il fango, dato che permette all’ancora di far presa sul fondale senza arare o spedare (come invece succede sulla melma).

Regole generiche per l’ancoraggio

  • In genere in acque calme il calumo deve essere calato per un lunghezza di 3 volte la profondità del fondale; 
  • È meglio, prima di gettare l’ancora, controllare su carte e portolani le caratteristiche del fondo scelto ed eventuali divieti qui presenti;
  • La prua va ancorata sopravento, in modo da evitare spostamenti eccessivi dell’unità;
  • Evitare speronamenti e sovrapposizioni con altre catene. Per farlo è opportuno aspettare che la barca sia ferma per filare l’ancora, controllando sempre la distanza dalla costa e da altre imbarcazioni;
  • Se il fondo è roccioso è il caso di azionare l’ecoscandaglio, oppure uno scandaglio manuale che funziona tramite sagola;
  • Se il fondo non è ottimale, usare il grippiale (una cima fissata al diamante che, se tirata quando l’ancora è sul fondale, consente di recuperarla più facilmente).

In tutto ciò, è opportuno ricordarsi le norme di buonsenso: segnalare la propria posizione come opportuno (che si tratti di segnalamento notturno o diurno) e tenere d’occhio le condizioni meteo.

Tipi di ancoraggio

1)  Ancoraggio alla ruota: si effettua di rada con un’ancora sola. Viene così chiamato perché è un ancoraggio che consente alla barca di fare un giro completo su sé stessa. Attenzione quindi a lasciare lo spazio sufficiente ad altre unità e ad oggetti in mare;

2) Ancora appennellate: ideale con mare mosso e condizioni meteorologiche critiche. Al diamante dell’ancora principale viene collegata una seconda ancora detta “pennello”;

3) Vengono filati due calumi separatamente, che osservano tra di loro un angolo che varia dai 45° i 60°. Questo metodo è ancora più sicuro in condizioni meteo incerte.

Verificare l’ancoraggio

Per verificare l’ancoraggio occorre prima filare l’ancora, poi prendere come riferimento due punti lungo la costa, uno dritto di prua (nella direzione verso cui è rivolta l’ancora), uno a babordo, verso la costa. 

A questo punto si attendono una decina di minuti e quando la prua brandeggiando torna verso il primo punto, verificare che da babordo si sia ancora allineati al secondo punto.

Se si è perso l’allineamento e il punto avanza verso prua, significa che l’ancora sta arando ed è il caso di rifare l’ancoraggio.

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