Le lande, spesso sottovalutate, sono un elemento strutturale cruciale. Sono collegate al sartiame ed hanno una posizione di rilevanza nella struttura di una barca a vela, garantendone la resistenza.
Mentre la sostituzione periodica del sartiame è un’attenzione comune, è vitale non trascurare le ispezioni delle strutture inferiori: sono infatti le lande e le relative strutture di supporto a trattenere l’intero carico.
Alcuni punti chiave da considerare durante le ispezioni riguardano la composizione delle lande, il loro ancoraggio allo scafo e il tipo di bulloneria impiegata.
È sorprendente constatare che in alcuni casi, nonostante il sartiame sia recente, un albero possa crollare a causa del cedimento dei bulloni di ancoraggio delle lande.
Nel corso di una perizia nautica, un controllo attento di questi elementi è essenziale. La valutazione delle strutture e la loro accessibilità per controlli futuri e potenziali manutenzioni contribuiscono significativamente alla valutazione complessiva di una barca.
La varietà di tipologie di lande a bordo è il risultato dello studio del progettista.
Sebbene questo contesto non sia adatto per esplorare dettagliatamente ciascun progetto ed ogni soluzione tecnica possibile, un perito competente deve saper valutare lo stato attuale di tali strutture.
Con l’evoluzione delle metodologie costruttive nel corso degli anni, emergono differenze nelle soluzioni adottate.
Mentre per le lande degli stralli persiste l’ancoraggio diffuso di piastre e contropiastre in acciaio inox al dritto di prua e allo specchio di poppa, per le sartie verticali e diagonali si assiste a soluzioni più articolate. Di conseguenza, la diversità nelle scelte progettuali richiede al perito di adottare approcci differenziati durante la perizia.
Le soluzioni tecniche adottate per le sartie verticali e diagonali hanno un importante livello di complessità (e per me anche di fascino, dato che sono una testimonianza della varietà del panorama strutturale della barca a vela).
Sorprese spiacevoli possono però emergere quando, ispezionando imbarcazioni costruite da cantieri rinomati ma che vantano oltre 40 anni di età, si scoprono accoppiamenti discutibili tra piastre in ferro e resina, e tra ferro e acciaio inox e magari anche con elementi in legno. Queste soluzioni, sebbene potessero sembrare valide nel passato, rivelano ora la loro obsolescenza.
La scoperta chiave che è stata fatta è che, anche se rivestito di resina, il ferro non si lega in modo ottimale, favorendo nel tempo la formazione di ruggine che distacca la resina. In un ambiente marino, dove l’umidità è onnipresente, il trasudo dall’acciaio può permeare ovunque. Quel che potrebbe apparire come una scelta adeguata anni fa, oggi, dopo un lungo periodo di utilizzo, mostra chiaramente le sue vulnerabilità.
Nei progetti più moderni i materiali ferrosi sono scomparsi lasciando il posto a lande in composito oppure, soprattutto su barche da diporto, ad un accoppiamento tra materiale composito ed acciaio inox.
Queste innovazioni, a meno che non siano affette da difetti nei materiali o da lacune progettuali, offrono una durata significativa.
Questo mi spinge a riflettere: immagino che queste imbarcazioni, equipaggiate con tali soluzioni avanzate, possano raggiungere (e forse anche oltrepassare) la soglia dei 40 anni di vita, superando così gli esempi del passato.
La sinergia tra materiali compositi e acciaio inox potrebbe rappresentare un nuovo standard di resistenza e longevità, aprendo prospettive affascinanti per il settore nautico.
Nel gruppo di foto qui sotto vediamo vari esempi di lande di nuova concezione, dette lande a murata.
Come potete vedere presentano evidenti difetti ed anomalie costruttive.
Qui trovare la soluzione migliore è molto complicato, perché è necessario entrare nel dettaglio del progetto.
Tuttavia, lavorare con un perito navale è importante per aiutarvi a comprenderne la criticità.
Questo è infatti un classico esempio di difetto strutturale che può compromettere un acquisto.