Le unità da diporto si classificano in base alla lunghezza dello scafo, o meglio in base alla lunghezza fuori tutto (LFT). Si suddividono in:
- Natante: il natante è l’unità a motore o a vela con LFT inferiore ai 10 metri.
- Imbarcazione: l’imbarcazione è l’unità a motore o a vela con LFT compresa tra 10 e 24 metri.
- Nave: è l’unità che supera i 24 metri di LFT.
Caratteristiche delle unità da diporto
Per riferirsi al peso dell’unità da diporto si parla di dislocamento (espresso in tonnellate).
La stazza invece è il volume totale degli spazi chiusi interni. L’unità di misura è la tonnellata di stazza.
La portata, infine, è il peso massimo che un’unità è in grado di trasportare.
Ogni unità da diporto è dotata di uno scafo, ovvero l’insieme delle strutture che consentono alla barca di muoversi e galleggiare. Solitamente lo scafo è dotato di una struttura interna e di un motore, protetti dal contatto diretto con l’acqua da guarnizioni e da una specifica vernice esterna detta vernice antivegetativa.
La parte dello scafo immersa in acqua è detta “carena”.
La carena
La carena è la parte inferiore dell’unità e può assumere altezze e forme diverse, che chiaramente impattano sulla stabilità e sulla velocità della navigazione. Le carene possono essere:
1) Dislocante tonda
È la più lenta e stabile.
2) Semidislocante a V
Rappresenta un buon compromesso tra velocità e stabilità.
3) Planante
Scafo non ottimale come stabilità, ma che consente di raggiungere velocità più elevate.
4) Multiscafo
I catamarani sono dotati di più carene plananti o dislocanti, ma ciò non ne penalizza la stabilità perché il numero degli scafi è superiore a 1, e consente un migliore bilanciamento. Più precisamente: un trimarano ha 3 scafi, mentre un catamarano ne ha 2.
5) Planante (per RHIB)
L’acronimo RHIB sta per Rigid Hulled Inflatable Boat. Si tratta di battelli gonfiabili dotati di una chiglia rigida con carena planante.
Gli “zinchi”
All’esterno dello scafo è possibile trovare degli elementi metallici che apparentemente non hanno una funzione strutturale. Si chiamano in gergo “zinchi”, anche se il termine tecnico è “anodi sacrificali”. Gli zinchi servono a evitare il problema delle corrosioni galvaniche, che consiste in correnti galvaniche che si creano tra metalli con diverso potenziale elettrico e tendono a corrodere i metalli della barca.
Gli anodi si definiscono sacrificali proprio perché attraggono la corrosione galvanica e “salvano” gli altri metalli dell’unità.